mercoledì 13 giugno 2012

La relazione educativa con il bambino disabile

CESVIP LOMBARDIA Soc. Coop.
sede di Mantova
Organizza il corso
La relazione educativa con il bambino disabile

OBIETTIVI E CONTENUTI  DEL CORSO:

Il corso si propone di fornire competenze specifiche per favorire l’inserimento del bambino disabile nel gruppo e a scuola (nido e scuola materna). Verranno affrontate le problematiche relazionali  quali il rapporto con l’educatore, con il terapista, il rapporto dell’educatore con la famiglia del bambino, le modalità di approccio e adeguamento della struttura, la sintomatologia delle patologie più frequenti. Il corso si rivolge sia ad educatori o operatori sociali che vogliono ampliare le proprie conoscenze ed in generale a tutti coloro che intendono approfondire il tema da un punto di vista pratico.
Struttura del corso:
·         Durata complessiva: 20 ore
·         Data di inizio: 230Giugno 2012   - Sabato mattina : dalle 9.00 alle 13.00
                                                                                     (cinque incontri)
·         Sede: Cesvip Lombardia V.le Piave, 26/B Mantova
Quota di partecipazione: € 180,00
Al termine del corso verrà rilasciato Attestato di Frequenza.

Per informazioni rivolgersi a:   CE.SVI.P. Lombardia soc.coop.- Sede di Mantova
Viale Piave, 26/B   Tel. 0376/288025  mail:
cesvip.mn@cesvip.lombardia.it

 
Argomenti

Il bambino disabile: sintomatologia e patologie più frequenti
       Cos'è la disabilità
 Cos'è l’handicap
 I mille aspetti della diversità
Confronto, esempi di disabilità al nido e alla scuola dell’infanzia

La relazione d’aiuto
Concetto di relazione
Modalità di interazione
Tipologia di relazioni e rischi
Relazione con la famiglia
Relazione con il contesto
Confronto, esempi ed esercitazioni

L’osservazione del bambino disabile
Cosa significa osservare
Come si osserva
L’osservazione nei diversi contesti educativi
Strumenti, metodologie di osservazione

La progettazione e la definizione degli interventi
Cosa significa progettare
La progettazione come lavoro di rete
La definizione degli interventi
Le tipologie di intervento
L’integrazione del bambino disabile
Role playing
L’importanza delle competenze dell’educatore per l’integrazione del bambino disabile nei contesti educativi

Esercizi e strumenti per il lavoro educativo con il bambino disabile
Esercitazioni, role playing

martedì 12 giugno 2012

"Don't worry, be happy". Questa canzone ci salverà

Il brano di McFerrin, uscito nel 1988, da più di 20 anni è un vero "inno alla felicità". La rivista scientifica Brain Pickings svela per la prima volta quali sono i punti di forza di questo testo che trasmette impulsi positivi al nostro cervello e agisce quasi come un medicinale per l'umore di VALERIA PINI

Una canzone capace di portare allegria e buonumore. Qualche parola da canticchiare, il ritmo che spinge a ballare, e si dimenticano i problemi nel giro di pochi minuti. Ognuno ha i suoi brani preferiti, ma sono in pochi a resistere alla magia di Don't worry, be happy di Bobby McFerrin, un vero "inno alla felicità". E a quanto pare dietro questo piccolo capolavoro della musica si nascondono ingredienti che hanno lo stesso potere di un medicinale per l'umore.
Smontando il brano di McFerrin, Maria Popova, direttrice del giornale on line statunitense
Brain Pickings, ha svelato, passo dopo passo, la forza del testo che trasmette impulsi positivi al nostro cervello. Chissà se quando lo scrisse, nel lontano 1988, McFerrin sapesse già quanto sarebbero state preziose le sue parole? Quello stesso anno, il 24 settembre, il titolo era in cima alle classifiche e il disco veniva comprato da migliaia di persone. Forse tutte stregate dall'allegria del ritornello. "Ho spacchettato i versi di Don't worry, be happy per scoprire i messaggi che la canzone trasmette al cervello. Ogni parola contiene elementi di saggezza che sono preziosi per l'equilibrio dell'individuo", spiega Popova.
Cuore e malattie cardiovascolari.

Detto così sembra quasi banale, ma a quanto pare funziona. Già diversi studiosi hanno preso in esame il potere terapeutico della musica. C'è chi combatte tensioni e angosce con la meditazione e chi invece se la cava con qualche canzone giusta.

Il cantautore della popolare canzone regala una serie di consigli preziosi che potrebbero valere di più di tante sedute di psicanalisi. McFerrin scrive: "Nella vita quotidiana avete dei problemi, ma se vi preoccupate raddoppiano". Un consiglio semplice, quasi scontato, che però finiamo spesso per dimenticare.

La tendenza ad aggiungere stress allo stress è molto diffusa e tutto questo ha effetti nocivi sulla salute. Secondo una ricerca appena pubblicata della
Harvard School of Public Health, l'ottimismo è un ottimo antidoto contro le malattie vascolari e rallenta la progressione delle patologie qualora fossero già presenti. Indagando sul rapporto tra salute cardiovascolare e ottimismo, gli scienziati hanno dimostrato che gli atteggiamenti positivi spingono a impegnarsi in comportamenti più sani.

Gli esperti dell'università del Maryland hanno invece dimostrato che una risata ha sulle arterie lo stesso effetto benefico dell'attività fisica o delle statine o dei farmaci anti-colesterolo. E per avere un beneficio ai massimi livelli, nell'arco di una giornata sarebbe necessario ridere almeno 15 minuti. Gli studiosi sono già al lavoro per una mettere a punto una specie "di cura dell'allegria" già battezzata Be happy, be healty.

Felicità e rapporti umani. C'è un altro punto della famosa canzone di McFerrin che ci ricorda quanto siano importanti i rapporti umani nelle nostre vite: "Quando ti preoccupi chiamami, posso darti la felicità". (When you worry call me. I make you happy). Lo dice McFerrin, ma anche la scienza. E' di qualche giorno fa la ricerca della
Brigham Young University, pubblicata sulla rivista Plos Medicine, che dimostra che le relazioni sociali, con amici, familiari, vicini o colleghi, allungano le nostre possibilità di sopravvivere del 50%.

L'empatia. Gli altri sono importanti nelle nostre vite e in Don't worry, be happy si scopre quanto tristezza e depressione siano contagiose. La canzone spiega che quando si è preoccupati, si ha un viso teso e il malumore finisce col deprimere anche gli altri ('cause when you worry, your face will frown and that will bringh everybody down). Anche dispiacere e felicità si trasmettono da una persona all'altra."Questo è l'effetto dei 'neuroni specchio', collegati all'empatia fra persone, una delle scoperte più interessanti delle neuroscienze", dice Popova.

"Pensa positivo". Il giornale Brain Pickings ricorda quanto sia importante per ognuno di noi puntare al buonumore e cercare di pensare positivo. "E' stato scientificamente dimostrato - dice Popova - che se cerchiamo di cambiare il nostro comportamento per raggiungere determinate emozioni, questo ci aiuta e interiorizzare in modo genuino queste emozioni. Paul Ekman, che ha studiato le espressioni del viso per anni, ha evidenziato che se si inizia a sorridere in modo non spontaneo si finisce per cambiare il proprio stato d'animo fino a riuscire a diventare allegri".

Abbandonare le preoccupazioni. Insomma l'obiettivo per stare bene è quello che recita la canzone di Lorenzo Jovanotti: "Penso positivo". Anche perché pensare negativo non solo non serve a nulla, ma può essere nocivo per la salute. Uno studio del 2009 dell'università di Pittsburgh, su 100.000 donne, ha rivelato uno stretto legame tra uno stato d'animo brillante e propositivo e il rischio di ammalarsi di tumori, malattie cardiache o morire prematuramente.

E anche qui le parole di McFerrin ne fanno quasi un profeta. "Il testo può essere collegato agli studi di Shelley E. Taylor, pubblicati su American Psychologist, su come affrontiamo gli eventi. L'autore è riuscito a dimostrare che di solito diamo troppa importanza all'impatto negativo degli eventi che ci coinvolgono. Proprio come succede nella canzone di McFerrin: 'Non ti preoccupare, passerà presto, qualsiasi cosa sia (Don't worry, it will soon pass. Whatever it is)", conclude Popova.

Longevità e ottimismo. Una ricerca della
Yeshiva University di New York, pubblicato pochi giorni fa su Aging, ha rivelato che le persone ottimiste e accomodanti sono più longeve. Per stare bene l'unica cosa da fare è quindi seguire il semplice consiglio di McFerrin: "Non preoccupatevi, siate felici". Non si tratta solo di canzonette: spesso musica e ritmo possono salvarci o almeno aiutarci a vivere meglio o più a lungo.

Da Repubblica (8 giugno 2012)

lunedì 11 giugno 2012

Cultura indiana


In campo culturale l'India è contrassegnata da un elevato grado di sincretismo e pluralismo culturale. Il subcontinente è riuscito a preservare le proprie antiche tradizioni, assorbendo nel frattempo nuovi costumi, tradizioni e idee portati da popoli invasori e immigrati, diffondendo la propria influenza culturale verso altre parti dell'Asia. E allora perché non ampliare le nostre conoscenze facendo un viaggio culturale e linguistico in questa terra dalle mille risorse?

Con oltre 550 milioni di parlanti, l’hindi è nel top 5 delle lingue più parlate nel mondo ed è inoltre la lingua più utilizzata in India, principalmente nel centro e nel nord del paese.

È nel 1950 che l’hindi, associato all’inglese, viene riconosciuto come lingua ufficiale dell’Unione Indiana. La sua storia risale a tempi molto più antichi.
Derivante dalla famiglia delle lingue indo-iraniane, l’hindi trae infatti la sua origine nella lontana antichità indoeuropea. Evolverà a partire della lingua letteraria sanscrita, per poi essere raggruppato con l’urdu – da cui si distingue soltanto per la scrittura – nel gruppo delle lingue indostane.

L’hindi moderno si separerà dalla sua lingua sorella soltanto nel 1947, dopo la scissione dell’India dal Pakistan e dopo forti tensioni che si susseguirono tra popolazioni induiste e musulmane. Da quel momento, la lingua ha la tendenza a distinguersi dall’urdu attingendo alle sue fonti sanscrite.
Lingua di grande ricchezza, influenzata da numerose occupazioni musulmane e europee, l’hindi apre le porte di un vasto paese che sicuramente svolgerà un ruolo importante durante il XXI secolo.
Imparare l’hindi permette, quindi, di entrare pienamente nella cultura indiana, in completa spiritualità e saggezza.

In cooperativa stiamo organizzando un corso di hindi e cultura indiana: per chi fosse interessato, questo è il link dell'evento.

Qui invece il link di alcune slide utilizzate dalla cooperativa per una presentazione sull'India.

"Ogni persona del mondo è nata in India in almeno una delle sue vite precedenti"




Nuove avventure

Eccoci qui, pronti per una nuova ed esaltante sfida. Nell'era del Web 2.0, come non adeguarci alle sempre più specifiche leggi della comunicazione?
Olinda investe in quest'opportunità e decide di creare un blog che può essere, anzi è, un punto d'incontro e d'informazione per tutti i suoi soci e non solo.
Vogliamo sfruttare al massimo questo spazio per descivere tutto ciò che ci circonda, che affrontiamo e che siamo. Da qui possono nascere nuove proposte, suggerimenti, ma non solo: questo è il modo, forse, migliore che abbiamo per presentarci agli occhi di chi non ci conosce. Vogliamo parlare di chi/cosa siamo, giorno per giorno.
Ci dedicheremo alla sponsorizzazione dei nostri eventi ed anche alla loro dettagliata descrizione per quelli che non hanno potuto parteciparvi. Troverete articoli scientifici riguardanti patologie o disturbi psicologici (sarebbe bello se le richieste sulle tematiche venissero anche da voi). Ci occuperemo di argomenti come immigrazione ed intercultura.
E tanto altro.. perchè come abbiamo detto prima, sarà un'avventura vissuta giorno per giorno e, insieme, scopriremo nuovi e stimolanti orizzonti.

"A Olinda, chi ci va con una lente e cerca con attenzione può trovare da qualche parte un punto non più grande d'una capocchia di spillo che a guardarlo un po' ingrandito ci si vede dentro i tetti, le antenne, i lucernari, i giardini, le vasche, gli striscioni attraverso le vie, i chioschi nelle piazze, il campo per le corse dei cavalli. Quel punto non resta lì: dopo un anno lo si trova grande come un mezzo limone, poi come un fungo porcino, poi come un piatto da minestra. Ed ecco che diventa una città a grandezza naturale, racchiusa dentro la città di prima: una nuova città che si fa largo in mezzo alla città di prima e la spinge verso il fuori".